Centro di diagnosi DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) accreditato alla Regione Lazio
In qualità di Centro diagnosi DSA a Roma ufficialmente accreditato – attraverso il lavoro e la collaborazione di una rete di professionisti altamente qualificati – somministriamo test per la certificazione DSA seguendo i protocolli della Consensus Conference sui DSA 2007 – 2011.
Il Centro Clinico Podere Rosa è dunque autorizzato a rilasciare una certificazione diagnostica dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento valida ai fini scolastici. La scuola sulla base della certificazione rilasciata potrà predisporre il PDP – Piano Didattico Personalizzato – che potrà tutelare lo studente e garantire il successo formativo secondo la legge 170/2010.
L’Equipe, coordinata dalla dott.ssa Lorella Esposito, è riconosciuta dalla Regione Lazio come previsto dall’allegato e della DGR 32/2020 e dalla nota n. 666990 del 27/07/2020 e si affianca ai servizi territoriali per garantire alle famiglie una diagnosi valida e soprattutto di qualità.
I professionisti devono infatti garantire una specifica formazione continua che va documentata annualmente alla Regione Lazio.
Questo riconoscimento rappresenta una garanzia di qualità per tutte le famiglie che da oggi potranno avere una diagnosi DSA riconosciuta e valida in tempi brevi.
IAA Interventi Assistiti con gli animali
Con i bambini e i ragazzi che presentano carenze comunicativo/espressive, relazionali e cognitive, con difficoltà comportamentali e/o di attenzione e concentrazione, le sedute di psicoterapia emotivo-relazionale sono coadiuvate da Nala, uno splendido esemplare di pastore australiano dolcissima e con una forte stabilità emotiva, la cui presenza favorisce motivazione a comunicare, autostima e integrazione.
Durante il gioco condiviso, Nala diventa “mediatore emozionale” e “facilitatore di comunicazione”, fornisce supporto e incoraggiamento. Lanciarle una pallina e aspettare che torni a portarcela, chiamarla a gran voce per far sì che giochi con noi, prendersi cura di lei con amorevoli coccole favorisce la relazione, il senso di responsabilità e rinforza la percezione di sé.
Nel gruppo degli adolescenti in terapia per difficoltà nel gestire le emozioni o nell’approcciarsi ai pari, Nala è il collante che permette l’incontro: è il vivere insieme l’ entusiasmante esperienza di approcciarsi a lei che consente al gruppo di raggiungere vari obiettivi: capire che ogni essere vivente ha le sue modalità di comunicazione, individuare i modi comportamentali corretti per entrare in relazione, capire i diversi comportamenti messi in atto da ciascuno per comunicare , e capire l’importanza della comprensione, della tolleranza, dell’empatia.
Anche nel caso di quei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, che presentano difficoltà a comunicare e interagire con gli altri, la presenza di Nala nelle sedute terapeutiche ha avuto effetti incoraggianti: rapido miglioramento del livello di attenzione e di attenzione condivisa e della frequenza delle interazioni sociali, sia verbali sia non verbali, riduzione delle stereotipie comportamentali e soprattutto ampliamento delle attività ludiche e del vocabolario.
La presenza incoraggiante di Nala e la gioia di poterla incontrare rappresentano un ponte che rende più facile il percorso di riabilitazione. Numerose evidenze scientifiche dimostrano come crescere con un animale influisca positivamente sullo sviluppo della personalità dei bambini, aumentando l’autostima, la fiducia in sé stessi e migliorando l’empatia (vale a dire, la capacità di comprendere lo stato d’animo degli altri) e il senso di responsabilità. Infatti, la relazione che si stabilisce con l’animale e il rapporto con esso, soprattutto durante il gioco, possono contribuire a favorire, nel bambino, i comportamenti sociali facilitando, così, le modalità di approccio e di interazione tanto con gli altri bambini che con gli adulti.La capacità degli animali di rappresentare un ponte, di favorire le relazioni sociali umane, ha implicazioni pratiche non solo nei percorsi di cura ma anche in ambiti educativi. Diversi interventi per la promozione del rapporto bambino-animale effettuati con l’aiuto degli animali da compagnia, soprattutto dei cani, hanno mostrato la loro efficacia nel contrastare alcuni problemi comportamentali quali, ad esempio, difficoltà di apprendimento, spesso dovute a deficit di attenzione, ed episodi di aggressività. Molti studi hanno evidenziato il ruolo prezioso che gli animali possono svolgere per facilitare l’integrazione sociale nell’ambiente scolastico, risultato particolarmente importante per i bambini e gli adolescenti con patologie caratterizzate da ritardo nello sviluppo. Nala partecipa ad un progetto di dog therapy in una scuola superiore di Roma, con ragazzi meravigliosi che la aspettano ogni giovedi per incontrarsi con lei e incontrarsi tra loro, condividendo l’immensa gioia di giocare insieme in giardino!
Stimolazione cognitiva
Gli interventi di stimolazione cognitiva sono rivolti a persone che, previa valutazione neurologica e neuropsicologica del funzionamento mentale globale, presentano un sospetto o accertato deterioramento cognitivo/demenza. La stimolazione delle abilità cognitive ha mostrato di poter essere un valido aiuto nel contrastare la perdita delle abilità residue con benefici paragonabili a quelli ottenuti mediante la terapia farmacologica (Spector et al., 2003)*. Il deterioramento cognitivo non si presenta in tutti i soggetti con le stesse caratteristiche e con lo stesso livello di gravità e le persone si differenziano per grado e qualità di capacità cognitive ancora presenti.
Fare stimolazione vuol dire conoscere il grado complessivo e specifico di deterioramento e modulare la proposta di attività in modo da promuovere le abilità cognitive residue, quelle cioè che la malattia al momento ha risparmiato.
Si tratta di un intervento altamente strutturato e strategicamente orientato al benessere complessivo della persona ma soprattutto di una proposta terapeutica “su misura” in cui si terrà conto non solo delle caratteristiche cliniche della patologia ma anche della esperienza soggettiva che il malato sta vivendo e della sua storia di vita. L’obiettivo dunque è mantenere la mente attiva ed impegnata ri-attivandola con un percorso atto a contrastare il declino cognitivo e a favorire i meccanismi di compensazione. La persona viene stimolata a sfruttare strategie interne ma anche ad utilizzare ausili esterni (quali diari, agende, calendari, lavagne cancellabili ecc.).
Naturalmente l’esercizio e la stimolazione non sono in grado di ripristinare le funzioni compromesse da una malattia degenerativa ma potranno rallentare il progressivo declino mediante l’ottimizzazione della riserva cognitiva esistente e la promozione di strategie di compenso.
A ciò può affiancarsi un sostegno, sia psicologico che psicoeducativo, al caregiver della persona affetta da deterioramento cognitivo in modo da facilitare la presa in carico del paziente e consentire una rimodulazione del contesto socio-familiare ma anche per canalizzare il carico emotivo che un caregiver deve sostenere nelle diverse fasi di gestione di un familiare ammalato.
*Spector, Aimee, et al. “Efficacy of an evidence-based cognitive stimulation therapy programme for people with dementia.” The British Journal of Psychiatry 183.3 (2003): 248-254.
Neuropsicomotricità
La neuropsicomotricità è una terapia che fa dell’attività motoria e del corpo uno strumento essenziale per armonizzare lo sviluppo psichico della persona.
L’intervento terapeutico è indirizzato alle funzioni emergenti che si trasformano nel corso dello sviluppo, ostacolato , rallentato o modificato dalla presenza di disturbi di tipo neuro e psicomotorio, comunicativo-affettivo e neuropsicologico, all’interno di quadri clinici complessi ed eterogenei.
La caratteristica dell’intervento è rappresentata da un lavoro rivolto non al deficit, ma alla promozione e integrazione delle competenze emergenti , e alla modificazione dei comportamenti atipici. La terapia sviluppa quindi le potenzialità presenti ed accresce il senso di efficacia e l’autostima, sollecita i processi di riorganizzazione funzionale contribuendo alla regolazione e alla stabilizzazione di uno sviluppo armonico.
La terapia neuropsicomotoria è indicata:
- Nelle patologie neuromotorie e neuropsichiatriche acute e croniche , in tutte quelle situazioni in cui il disturbo origina o coinvolge principalmente la dimensione corporea interattiva
- Nei disturbi pervasivi dello sviluppo (disturbi dello spettro autistico) e della regolazione emotivo comportamentale
- Nel ritardo mentale
- Nei disturbi della coordinazione motoria (impaccio , maldestrezza, disprassia)
- Nei disturbi dello sviluppo (ritardo, iperattività, disturbi dell’attenzione) e nei disturbi di apprendimento
- Nelle disabilità che derivano dai ritardi/disturbi della comunicazione verbale e non verbale e dai deficit sensoriali
Il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva utilizza l’azione motoria e il corpo che agisce come strumenti privilegiati di intervento; il movimento rappresenta infatti una potente forma di espressione e di comunicazione presente fin dalla nascita.
La lettura del comportamento non verbale – gesto, postura , tono muscolare , sguardo, uso dello spazio e degli oggetti- fornisce indicazioni sull’identità e sul funzionamento della persona. Il corpo del terapista è messo in gioco nelle sue componenti motorie, percettive ed espressive.
Gli studi delle neuroscienze dimostrano come le prime interazioni tra corpo e ambiente possano essere ancora modificate da esperienze significative perfino in età adulta.
Psicoterapia per l’individuo e la coppia
Promozione del benessere e sostegno nei momenti di conflittualità e criticità.
Ansia ed attacchi di panico
Logopedia
Ambiti di intervento:
– Disturbi di linguaggio
– Disturbi di apprendimento
– Afasia
– Disfluenza (balbuzie)
– Disturbi generalizzati dello sviluppo
– Disprassia
– Disfonia
– Deglutizione atipica
– Deficit cognitivi
Psicologia dell’invecchiamento
Gli interventi di stimolazione cognitiva sono rivolti a persone che, previa valutazione neurologica e neuropsicologica del funzionamento mentale globale, presentano un sospetto o accertato deterioramento cognitivo/demenza. La stimolazione delle abilità cognitive ha mostrato di poter essere un valido aiuto nel contrastare la perdita delle abilità residue con benefici paragonabili a quelli ottenuti mediante la terapia farmacologica (Spector et al., 2003)*. Il deterioramento cognitivo non si presenta in tutti i soggetti con le stesse caratteristiche e con lo stesso livello di gravità e le persone si differenziano per grado e qualità di capacità cognitive ancora presenti.
Fare stimolazione vuol dire conoscere il grado complessivo e specifico di deterioramento e modulare la proposta di attività in modo da promuovere le abilità cognitive residue, quelle cioè che la malattia al momento ha risparmiato.
Si tratta di un intervento altamente strutturato e strategicamente orientato al benessere complessivo della persona ma soprattutto di una proposta terapeutica “su misura” in cui si terrà conto non solo delle caratteristiche cliniche della patologia ma anche della esperienza soggettiva che il malato sta vivendo e della sua storia di vita. L’obiettivo dunque è mantenere la mente attiva ed impegnata ri-attivandola con un percorso atto a contrastare il declino cognitivo e a favorire i meccanismi di compensazione. La persona viene stimolata a sfruttare strategie interne ma anche ad utilizzare ausili esterni (quali diari, agende, calendari, lavagne cancellabili ecc.).
Naturalmente l’esercizio e la stimolazione non sono in grado di ripristinare le funzioni compromesse da una malattia degenerativa ma potranno rallentare il progressivo declino mediante l’ottimizzazione della riserva cognitiva esistente e la promozione di strategie di compenso.
A ciò può affiancarsi un sostegno, sia psicologico che psicoeducativo, al caregiver della persona affetta da deterioramento cognitivo in modo da facilitare la presa in carico del paziente e consentire una rimodulazione del contesto socio-familiare ma anche per canalizzare il carico emotivo che un caregiver deve sostenere nelle diverse fasi di gestione di un familiare ammalato.
*Spector, Aimee, et al. “Efficacy of an evidence-based cognitive stimulation therapy programme for people with dementia.” The British Journal of Psychiatry 183.3 (2003): 248-254.
Disturbi di apprendimento
La Legge 8 ottobre 2010, nº 170 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati “DSA”.
Si parla di DSA quando un bambino mostra difficoltà isolate e circoscritte nella lettura, scrittura e nel calcolo, in una situazione in cui il livello scolastico globale e lo sviluppo intellettivo sono nella norma e non sono presenti deficit sensoriali. Si manifestano nel bambino con adeguate capacità cognitive, uditive, visive, e compaiono con l’inizio dell’insegnamento scolastico.
Le valutazioni e la diagnosi per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento vengono effettuate secondo i protocolli della Consensus Conference sui DSA (2007 – 2011): Colloquio preliminare con i genitori per raccogliere informazioni anamnestiche sulle difficoltà presentate dal bambino e sulle esigenze della famiglia e della scuola, visita specialistica e valutazione clinica attraverso la somministrazione di test specifici, elaborazione della diagnosi clinica e di un piano di trattamento individualizzato.
Lo scopo di un trattamento rivolto ad un bambino con DSA include diversi aspetti quali:
- favorire la migliore evoluzione delle competenze in esame, nonostante la presenza di uno specifico deficit
- fornire strumenti e strategie per poter apprendere attraverso strade alternative a quella deficitaria
- gestire nel modo migliore la situazione di difficoltà
- evitare che si sviluppino altre forme di disagio
L’intervento specifico di riabilitazione comprende un piano educativo specifico, sempre affiancato al trattamento psicologico dei disturbi secondari ai DSA e al monitoraggio costante dei progressi ottenuti attraverso i colloqui con la famiglia e con la scuola.
Il tutor specializzato in DSA aiuta il bambino a sviluppare un metodo di studio efficace fornendo strumenti specifici e pianificando strategie utili, fornisce un supporto specifico nell’effettuazione dei compiti scolastici, sostiene l’alunno riguardo ai vissuti emotivi e motivazionali relativi alle sue difficoltà, potenzia le capacità di organizzazione rispetto ai compiti agevolandone l’autonomia, sostiene l’alunno nella regolazione del comportamento durante lo svolgimento delle attività didattiche pomeridiane, favorisce l’autocontrollo dell’attenzione e della motivazione.
Psicologia pediatrica
Valutazioni e supporto psicologico in età evolutiva secondo un approccio globale ed integrato: valutazione dello sviluppo psicologico, cognitivo, neuropsicologico di base, comportamentale ed adattivo del bambino e dell’adolescente con patologia cronica, somministrazione di test e materiale psicodiagnostico secondo protocolli nazionali ed internazionali, e presa in carico totale del bambino e dei genitori, con particolare attenzione al sostegno psicologico per i fratelli.
Il sostegno psicologico si basa essenzialmente sull’ individuazione dei bisogni del bambino e della famiglia, sia in ospedale che nella fase post-dimissione, riabilitativa e nel follow-up.
Psicoterapia bambini e adolescenti
Di fronte ad eventi come la separazione dei genitori, un lutto, un trauma, o comunque un momento ansiogeno e angosciante come può essere anche solo un trasloco, un trasferimento in un’altra città , un cambiamento di scuola, i bambini possono reagire sviluppando disturbi del sonno, del comportamento, dell’alimentazione, iperattività e sintomi psicosomatici che non trovano spiegazioni mediche, e molte altre manifestazioni di disagio e sofferenza psichica che spesso non sanno consapevolizzare e a cui non sanno dare un nome e una voce.
- La psicoterapia e il sostegno psicologico al bambino si svolgono in un contesto espressivo-supportivo basato sulla condivisione delle attività ludiche, sull’espressione dei vissuti emotivi con il dialogo, il racconto, il disegno.
- I laboratori di psicomotricità e riabilitazione si basano su attività corporee legate al gioco e al movimento, che permettono al bambino di entrare in contatto con le proprie emozioni, di esplorarle, di categorizzarle dando loro forma di pensiero e di ragionamento
- L’ intervento sulle difficoltà di linguaggio è finalizzato a ripristinare una comunicazione corretta, valutando e sostenendo in ogni bambino la capacità di comprendere e quella di potersi esprimere sia a livello verbale che scritto, con particolare attenzione all’area emotiva legata all’autostima.
- Gli incontri di sostegno alla genitorialità sono finalizzati a promuovere e sostenere all’interno della coppia la capacità di modulare, durante la crescita dei figli, lo stile educativo in base alle naturali necessità, richieste e conflittualità che emergono nel percorso di separazione/individuazione. Gli incontri permettono inoltre il confronto e l’elaborazione delle problematiche che possono emergere rispetto alla gestione quotidiana del bambino, come il contenimento e le regole, l’alimentazione, il sonno, le difficoltà scolastiche, anche in seguito ad una separazione o all’instaurarsi dei rapporti tipici di una famiglia allargata.